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Un piccolo gioiello del barocco alpino

Uno tra gli scopi prioritari dei finanziamenti previsti dall’art.5 della Legge Valtellina (L.102/90) per il restauro di molti beni monumentali era quello di promuoverne l’accessibilità e la visitabilità nella prospettiva di uno sviluppo del turismo culturale. Per questo è stata prevista una adeguata convenzione che il beneficiario dei finanziamenti ha dovuto sottoscrivere, in base alla quale lo stesso si impegna a garantire la visitabilità dei monumenti al termine dei lavori di recupero. Tenendo conto di questo e delle moltissime scoperte emerse a seguito dei lavori svoltisi in questi ultimi due o tre anni, è sempre più evidente la necessità di creare degli strumenti che siano pensati appositamente per una visita turistica. La provincia di Sondrio ha già pubblicato un ricco volume in cui sono sinteticamente riportati i dati su oltre 60 restauri portati a termine fino ad oggi (Vedi Q.V. n. 74, pag. 58), ma di ogni monumento sarebbe opportuno poter disporre di una apposita guida.Un primo importante esempio nella direzione auspicata è stato predisposto grazie alla disponibilità della ditte IEMMECI s.r.l. e REDIL costruzioni s.r.l. di Sondrio che hanno curato i lavori per il restauro della chiesa della Beata Vergine del Rosario in frazione Piana in Val Lunga di Tartano. Una piccola chiesa alpestre, ai più sconosciuta, torna ora ad essere una possibile meta per i numerosi visitatori che frequentano in estate queste valli orobiche: dalle prossime settimane i visitatori, oltre a poter riammirare una architettura ed un complesso di opere d’arte che languivano in uno stato di completo degrado, potranno usufruire di una guida che ripercorre la storia singolare del monumento e il suo ruolo nel contesto storico-artistico del Seicento alpino. L’agile volumetto dal titolo Un piccolo gioiello del barocco alpino, è pubblicato dalla nostra cooperativa ed evidenzia le molte particolarità che fanno di questa chiesa uno degli esempi più significativi della partecipazione popolare, come committenza, alla grande fioritura dell’arte e dell’architettura barocca nelle nostre valli. "La fioritura di migliaia di chiese –scrive Santino Langé nella sua opera Il barocco alpino- secondo schemi autonomi particolari, riteniamo non ancora valutati criticamente, e con una particolarissima interpretazione del rapporto spazio interno, arredo sacro e decorazione plastica, costituisce a nostro giudizio il vero nucleo importante per peso e qualità di ciò che si deve intendere per barocco alpino" (p.7).Perché "due coniugi, fattisi rappresentare in ginocchio nella tela del presbiterio, come due nobili rinascimentali, ma con i vestiti di due facoltosi popolani" a pochi anni dalle tragedie vissute dal popolo valtellinese a seguito della guerra dei Trent’anni decidono di edificare questo tempio? L’architetto Dario Benetti, curatore dei restauri e della pubblicazione, a seguito di una approfondita ricerca di archivio, prova a rispondere a questa domanda, ripercorrendo avvenimenti locali e internazionali che arricchiscono notevolmente il quadro contestuale.I restauri architettonici, peraltro, hanno anche permesso di ricostruire la dinamica dell’evoluzione costruttiva della chiesa, tra il 1650 e il 1652 e gli ampliamenti e le modificazioni intervenute nel corso del Settecento.Nella tela del presbiterio della chiesa, fino agli anni ’60 del Novecento situata a 4 ore a piedi dal fondovalle valtellinese, come a documentare misteriosamente la loro presenza, i coniugi Giovan Antonio e Giacomina Brisa si sono fatti raffigurare in una tela devozionale: essi ricevono il rosario dalla Vergine con in braccio il Bambino, tra i santi Francesco, Antonio Abate, Domenico e Giovanni Battista. La scena è ambientata all'interno di un semplice locale. Sullo sfondo una finestra è aperta su un dolce paesaggio collinare -che contrasta tra l'altro con i ripidi versanti a bosco di abetaie della Val Lunga. Al centro del dipinto la scritta: "Gio.Antonio Brisa e Giacomina sua moglie, per loro devozione, fecero fare quest'opera, nell'anno 1640 il giorno 5 aprile.Dei restauri del ricco patrimonio di tele, soprattutto settecentesche, della chiesa e della pala d’altare scrivono le restauratrici Anna Poretti e Maria Sceresini, con una ricca documentazione di immagini a colori, proponendo, in modo suggestivo, le varie fasi del recupero dei dipinti e delle parti lignee decorate.

A cura di Dario Benetti
2001
pp.60
prezzo: 10,00 €
spedizione: 5,00 €

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