La chiesa di San Salvatore di Albosaggia si trova nell’omonima valle (Vallis Sancti Salvatoris), oggi comunemente nota come Valle del Livrio (o val del Liri) dal torrente che la attraversa (un tempo era detta anche Val Mala o Val Mane da mani, termine con cui in loco sono chiamati i “lamponi”). Più che i lamponi, però, ciò che contraddistinse la valle fin dall’antichità furono la mulattiera, che attraverso il valico di Val Mala (oggi Passo del Publino) collegava Albosaggia con la Val Brembane e soprattutto le miniere del ferro e i relativi forni.
Anche se a detta di Francesco Saverio Quadrio la chiesa esisteva già fin dall’anno 537, la valle risulta citata a livello documentario per la prima volta solo nell’atto di investitura che nel 1277 il vescovo di Como Giovanni de Advocatis fece a favore della famiglia Capitanei di Sondrio. Il feudo era costituito da quote di diritti di decima, caccia e pesca, dalle vene metallifere nelle pievi di Sondrio e Berbenno, dagli alpeggi di Val Madre e Val Cervia in pieve di Berbenno e della valle del Livrio, nonché da altri beni, tra cui la quarta parte di un prato in Val Mala.
Nel testo l’autore, supportato dalle stupende fotografie di Gianfranco Scieghi, ha ripercorso la storia della valle e della chiesa di San Salvatore, basandosi su una meticolosa ricerca archivistica in buona parte inedita, sui racconti cari alla tradizione popolare e su rare immagini d’epoca.