Quaderni valtellinesi | la Cultura locale e il Mondo

Numero 128

Secondo quadrimestre 2020

E’ in edicola e disponibile online il numero 128 di Quaderni Valtellinesi. Gli articoli di apertura sono dedicati, e non poteva essere diversamente, alla pandemia che ha colpito l’Italia nei primi mesi di quest’anno e che ancora non ha finito di espandersi in tutto il mondo. Questo avvenimento imprevisto, con la sua scia drammatica di morti, ha inciso sulle abitudini e sul modo di vivere di tutti noi e rischia di essere letale anche su un sistema economico già fragile e indebolito dalla crisi economica del 2008. Di quanto il Covid-19 abbia inciso sulla concezione di noi stessi e del nostro destino, con il lungo lockdown obbligato, aprendo anche dimensioni spirituali sopite dal succedersi delle necessità quotidiane, parla l’editoriale, mentre il diario dei giorni più intensi -che devono restare nella memoria di tuti noi- è sintetizzato nel primo articolo della rubrica “Dalla Valtellina”. Sempre sulla pandemia è la lettera scritta ai “Quaderni” da Emmanuel Anati, isolato da mesi nel deserto del Negev, un breve racconto che l’archeologo, valorizzatore delle incisioni rupestri della Valcamonica e scopritore del sito di Har Karkom (una montagna sacra da vari studiosi identificata come il vero Sinai), ci ha dedicato.

La redazione ha deciso, in questo numero, nello spirito dello slogan della rivista: “La cultura locale e il mondo”, di sopperire al vuoto colpevole della stampa e delgli organi di comunicazione radiotelevisiva italiana, su quanto sta avvenendo in una delle regioni più travagliate della terra, la Siria. Ad essa sono dedicate sia la rubrica di Robi Ronza, “una cultura per vivere”, con una intervista ad Andrea Avveduto, responsabile della comunicazione dell’associazione “Pro Terra Sancta”, sia la rubrica di Giorgio Fornoni, “Eppur si muove”, con un reportage che ci porta direttamente nelle strade di Damasco.

La rubrica “Dalla Valtellina e dai contadi” continua con un approfondito articolo di Dario Benetti sulla nuova legge regionale lombarda per la “Rigenerazione urbana”, un tema delicato, logica conseguenza del necessario e progressivo blocco del “consumo del suolo”, che rischia però, se non governato adeguatamente dalle amministrazioni locali, di trasformarsi in una totale “de-regulation” con effetti contrari a quelli desiderati. Sempre il direttore dedica una lunga intervista a Giampiero Moltoni (che ha spazio anche nella copertina) titolare di una azienda di apicoltura e di agricoltura di montagna e testimone di una passaggio epocale che sta progressivamente portando i giovani a tornare alla terra. Così è avvenuto per la famiglia Moltoni, a partire dagli anni ’80. Sempre in tema, a seguire, Claudia Del Barba racconta del nuovo “centro del biologico della montagna alpina” che sorgerà a Chiuro, il progetto interreg SINBIOVAL che evidenzia il destino comune della valli della Rezia Italiana e, in particolare, della Valposchiavo, con Valtellina e Valchiavenna.

A proposito di Valchiavenna Guido Scaramellini racconta l’inaugurazione di un singolare restauro avvenuto a Piuro, quello di una cappella secentesca in realtà prima mai ultimata: la “Capèla di Mòort”, mentre Gianluigi Garbellini ci parla di uno dei simboli dell’identità valtellinese, la torre medievale di Teglio, detta anche “De li beli miri” che domina da secoli la valle. Stefano Zazzi, infine, ci aggiorna sulla situazione organizzativa delle Olimpiadi del 2026 (Valtellina olimpica 4), un avvenimento che potrebbe essere fondamentale per la valorizzazione del nostro territorio.

Di fotografia storica si parla nella rubrica Recensioni con il libro “Memoria dello sguardo” di Ruggero Pini, il primo tentativo di una “storia della fotografia” nelle province di Como, Lecco, Sondrio e Varese. Il numero si conclude con il ricordo di Silvio Andreola, vittima del Covid-19, già sindaco di Valfurva e assessore provinciale all’ambiente, firmato da Stefano Zazzi.

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