In Trentino, nella campagna di Sorano nei pressi di Carisolo, in comune di Pinzolo in Val Rendena, svettano la chiesa e il campanile della chiesa di S.Vigilio, un luogo ancora circondato dal recinto sacro del cimitero, come avveniva ovunque prima dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1806 che allontanò i cimiteri dalle chiese. L’edificio fu costruito nel 1362 ma è famoso soprattutto per gli affreschi esterni che coprono tutta la facciata meridionale e sono opera di Simone Baschenis, datati 31 ottobre 1539. La famiglia dei pittori itineranti Baschenis di Averara, borgo delle valli bergamasche in stretto contatto con la Valtellina tramite l’antica via che risaliva il passo del Verrobbio, era attiva in varie località delle Alpi e ha lasciato varie testimonianze del proprio passaggio. Una delle loro raffigurazioni più ricorrenti era quella della Danza Macabra che trova a Carisolo uno degli esempi più riusciti e suggestivi. Una teoria di figure umane danzano in una lunga processione accompagnate dalla morte e simboleggiano la casualità con cui l’epidemia di peste falcidiava la popolazione. Al suono di cornamuse e trombe persone di ogni categoria sociale sfilano verso la sorte inesorabile: dal papa ai vescovi, agli abati, dai guerrieri alle nobildonne, fino agli accattoni. Un lungo cartiglio, in una ballata in rima ne descrive il destino, tutti trafitti dai dardi lanciati dalla morte a cavallo. “Io sont la morte che porta corona, sonte signora d’ogni persona e così son fiera e forte e dura, che trapasso le porte e ultra le mura, et son quella che fa tremare el mondo, revolgendo mia falze a tondo a tondo…”

Le pestilenze furono, del resto, dalla peste nera del 1348 (si stimano 20 milioni di vittime in Europa), fino alla peste manzoniana del 1631, un evento ricorrente in Europa; e non bisogna scomodare la peste. Nell’Ottocento (tra il 1836 e il 1893) a diffondersi fu il colera con varie pandemie e nel Novecento l’influenza, in particolare la Spagnola nel 1918 (con oltre 20 milioni di vittime) e infine l’Asiatica e l’influenza di Hong Kong nel 1957 e nel 1968.

Non è un caso che gli affreschi su una chiesa ci ricordino le epidemie. Questi eventi, in passato, hanno sempre evidenziato il ruolo fondamentale del cristianesimo e di una fede che c’entra con la vita e i suoi problemi: eventi che causano panico, accaparramenti e rassegnazione, per i cristiani sono stati, nella storia, occasione di presenza significativa e di forme nuove di solidarietà. William Mc Neill in una delle sue principali opere (La peste nella storia, Torino 1981 sottolinea come per i cristiani: “l’assistenza ai malati era considerata un dovere religioso che essi accettavano. Quando tutti i servizi normali diventavano inefficaci, anche l’assistenza elementare può ridurre notevolmente la mortalità. Il semplice fatto di provvederle di cibo e di acqua consentiva a persone temporaneamente troppo deboli per badare a se stesse, di ristabilirsi anziché morire miseramente.”

L’incubo della pandemia torna ora in modo prepotente, dopo essere stato più volte profetizzato, con la diffusione del cosiddetto Coronavirus o sindrome respiratoria acuta (Covid-19), malattia che, dopo essersi sviluppata con un primo grande focolaio nella regione del Wuhan in Cina, si sta diffondendo nel mondo intero. Non è la peste, per fortuna, ma è comunque un problema serio da non sottovalutare che porta a migliaia di decessi e pesanti quarantene di intere comunità.

Sempre McNeill fa una interessante analogia tra il microparassitismo dei virus e dei batteri e il macroparassitismo nella società. Questi due aspetti, oltre a essere simili, sono anche collegati tra loro. I virus, per sopravvivere, hanno bisogno di un habitat adeguato e non possono essere troppo aggressivi; infatti, quando lo sono, provocano il decesso del loro ospite e quindi anche la propria fine. Per questo i virus, tendenzialmente, diventano endemici e tendono a diventare meno aggressivi nel tempo. Lo stesso avviene per il macroparassitismo.  Si intende, con questo termine, quel fenomeno antichissimo grazie al quale alcune categorie sociali e i poteri istituzionali si mantengono utilizzando le eccedenze economiche e alimentari della popolazione, sotto forma di tributi, tasse, forme di enfiteusi; anche questa forma di macroparassitismo, come i virus, non può essere letale o troppo gravosa, altrimenti si estingue la fonte primaria dei proventi. Nel momento in cui il microparassitismo incide pesantemente sulla società (per esempio nel caso di una pandemia) la crisi coinvolge anche il macroparassitismo che viene progressivamente privato di risorse. Dovrebbe essere un insegnamento in questi difficili momenti. Se tributi e tasse, in queste occasioni, diventano troppo pesanti si può innestare, come avvenuto in epoca romana, un circolo vizioso negativo da cui è poi difficile trovare vie di uscita. Il rischio è una crescente instabilità sociale che si somma purtroppo all’inquietante instabilità ecologica e ambientale del nostro pianeta.